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Trento, 8 marzo 2005
BOATO: QUELL’UOMO DEI SERVIZI SIMBOLO DI UNA NUOVA EPOCA
«È emerso in un’occasione tragica quanto già gli addetti ai lavori sapevano»
Intervista a Marco Boato
de Il Mattino di martedì 8 marzo 2005

Servizi segreti italiani rivalutali, «trasparenti» nell’attività e con il volto e il profilo profondamente umani di Calipari. Servizi da non combattere più come ai tempi di Lotta Continua, non percepiti più come un «antistato nello Stato». Parla il deputato verde Marco Boato, che delle tormentate vicende passate dell’intelligence italiana è stato critico senza remore.

Ai funerali di ieri uomini delle istituzioni e dei servizi segreti al fianco di ragazzi con le bandiere della pace. Che lettura ne dà, onorevole Boato?
«È emerso per tutti, e in un’occasione tragica come la morte di Calipari, ciò che da tempo gli addetti ai lavori sapevano. In Iraq, nelle vicende non sempre tragiche dei rapimenti di italiani, l’attività per il rilascio dei sequestrati, con la regia politica sempre riconosciuta a Gianni Letta, è stata svolta maniera utile e riservata da uomini dei servizi segreti».

Sono cambiati i tempi rispetto a quando i Servizi erano screditati, negli scandali e nel mirino soprattutto della sinistra?
«Innanzitutto era un giudizio non solo della sinistra, ma anche uomini Dc e della destra del Msi evidenziavano storture e attività di condizionamento e disinformazione di apparati ed uomini dei Servizi, Certo, è cambiata la storia: la riforma dei Servizi nel ‘77, la caduta del Muro e della contrapposizione tra blocchi l’unità nazionale sul terrorismo interno, la mutata ragione sociale stessa dei Servizi con dedizione al terrorismo internazionale, il ricambio generazionale - si pensi a Calipari stesso -. Tutto ciò ha determinato le condizioni attuali per un giudizio positivo e condiviso».

Giudizio ragionato, non passionale?
«Certo, al di là di commozione e sobrietà della cerimonia funebre per Calipari. Adoperare lo stesso metro di giudizio del passato sarebbe errato. Detto questo, esistono scaffali di biblioteca, come la mia, che ci ricordano le cosiddette deviazioni dei servizi segreti italiani negli anni della tensione, delle stragi. Non improntavano la loro azione alla lealtà repubblicana, esisteva nei Servizi “continuità dello Stato” con l’epoca fascista. Di qui la diffidenza, la paura, l’opposizione. Vedere ieri in tv Pollari esporsi senza timori, ma come uomo commosso epperò consapevole del ruolo, è un segnale, positivo, dei tempi cambiati».

Lei fa parte della Commissione Affari Costituzionali, E la riforma dei Servizi?
«È necessario aggiornare la legge. Intanto il dibattito ampio che s’è instaurato non risente della contrapposizione tra i poli. Bene così».

Che idea s’è fatto della morte di Calipari?
«Non credo al complotto, è stata una tragica irresponsabilità che mi auguro venga perseguita. Ma la magistratura italiana non riuscirà, con gli americani che rivendicano l’esclusiva giurisidizione, a giudicare i colpevoli».

 

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